domenica 11 dicembre 2011

PLEDGE OF PEACE E SALUTE

Fra le istituzioni prime firmatarie del Pledge of Peace ve ne sono almeno tre dell’area medica: La Società Italiana di Medicina Omeopatica (firmatario Ciro D’Arpa, presidente), la Scuola di Medicina Omeopatica di Verona (firmataria Albarosa Mazzi in rappresentanza della direttrice Raffaella Pomposelli), l’Ordine dei Medici di Palermo (firmatario Giuseppe Buffa in rappresentanza del presidente Salvatore Amato).
Quale, in prima istanza, il significato di queste adesioni?
Nell’ambito sanitario è istituzionalmente affermato (ad esempio dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) che la Salute sia uno stato dell’essere ben più vasto della semplice assenza di malattie.
Malgrado tali affermazioni, è essenzialmente di malattie che si occupa concretamene, ogni giorno, la Medicina attuale: è una visione riduzionistica che potrebbe essere superata.
Una ridefinizione medico-scientifica del paradigma di Salute/malattia appare oggi possibile nell’ambito del pensiero sistemico e delle scienze della complessità.
Inoltre e soprattutto, una ridefinizione clinica della salute come target dell’intervento terapeutico reale è suggerita da più parti del contesto scientifico-sanitario, come anche dalla maggior parte delle Medicine Tradizionali, compresa quella omeopatica, dagli interventi psicoterapici, osteopatici e da ogni approccio sistemico.
Secondo tali ridefinizioni, la Salute è uno stato complessivo dell’essere (un livello di funzionamento cognitivo, in termini sistemici) che si fonda sull’esperienza esistenziale innata di benessere, gioia, chiarezza e consapevole partecipazione alla vita. “Pace” è uno dei termini che può essere adoperato riguardo questa esperienza.
Una sperimentazione interiore di pace che non ha nulla a che vedere con l’assenza di circostanze belliche esterne. “Quella pace che un soldato può provare anche in guerra”, come aveva bene evidenziato Prem Rawat. Ovvero, citando il preambolo della Costituzione dell’UNESCO, "Poichè le guerre hanno origine nella mente degli uomini, è nella mente degli uomini che le difese della pace devono essere costruite".

La pace innata è una esperienza fisiologica nella prima infanzia che viene – altrettanto fisiologicamente- gradualmente sopravanzata dai funzionamenti acquisiti di personalità e limitata dalle malattie. Nell’adulto è una potenzialità sempre attiva nel presente, che può bene essere riconosciuta consapevolmente come emergenza radicale quando l’essere riguadagna uno spazio di maggiore libertà dalla malattia.
In questo caso, “malattia” non connota necessariamente uno stato nosologico ma uno stato (“dis-ease”) di mancanza di agio nel vivere.
Si tratta di concetti che sono stati dibattuti in sede medico-scientifica nel recente Convegno di Verona (26-29-11-2011). Non casualmente a questo Convegno hanno attivamente contribuito dei medici presenti al Parlamento di Bruxelles (i tre firmatari sopra citati e Lia Iacoponelli).

Dal punto di vista medico, la sfida che il presente ci offre non è soltanto la ridefinizione teorica e clinica di una Medicina della Complessità, ma anche quella di favorire l’emersione di una Medicina della Consapevolezza.
In termini sistemici non ha più molto senso mantenere la compartimentazione rigida tra scienze naturali ed umanistiche, tra biologia e spiritualità. Anche in questo caso – come nel caso della “pace”- potremmo mettere da parte i proclami e le asserzioni di principio sulla consapevolezza in Medicina e lavorare da un altro punto di vista: la consapevolezza è uno stato ed uno strumento dell’operatore sanitario, è un livello di condivisione col paziente, è un obbiettivo della sua guarigione.


Il presente report è finalizzato alla divulgazione dell’evento di Bruxelles e del Progetto in atto che ne deriva.
Il testo del “Pledge of Peace” è su www.associazionepercorsi.com, e può essere liberamente sottoscritto da chiunque ne riconosca la validità e le possibilità, a nome della sua istituzione pubblica o privata di appartenenza. Per la nostra parte, adopereremo i nostri siti istituzionali per dare trasparenza e divulgazione all’iniziativa e per pubblicare i nostri contributi in itinere.

 Bruxelles, 28 Novembre 2011
Giuseppe Buffa, Ciro D’Arpa, Lia Iacoponelli, Albarosa Mazzi, Raffaella Pomposelli.

PROGRAMMARE LA PACE IN UNA NUOVA OTTICA



Lunedì 28 Novembre 2011, il primo vicepresidente del Parlamento Europeo, on. Gianni Pittella, ha ospitato un evento memorabile presso l’Unione Europea di Strasburgo.
Alla presenza di 280 rappresentanti di Istituzioni europee, americane, russe, cinesi, medio-orientali ed africane - relatore d’onore Prem Rawat- è stato firmato un “Impegno per la Pace” ragguardevolmente fuori dalle logiche ordinarie.

Sono da sempre ripetitivi appelli alla pace, intesa come valore etico e come assenza di guerre militari. Ed anche più volte enunciati auspici per la cessazione delle guerre religiose, culturali, sociali e persino commerciali e mediatiche.
La diversità della messa a fuoco sostenuta da Mr. Rawat è che la pace non corrisponda affatto alla cessazione di tali guerre, ma possa e debba praticamente essere perseguita e conseguita come esperienza innata in ogni singolo individuo.
Spostare radicalmente, pertanto, la messa a fuoco prioritaria dall’interfaccia delle emergenze contingenti a quella individuale.  

Riporto, di seguito, un estratto dal “Pledge to Peace” che è stato sottoscritto nell’occasione:

PREMESSO
che “i popoli europei … hanno deciso di condividere un futuro di pace fondato su valori comuni” (Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea”, Nizza 7.12.2000);
che l’Unione Europea si fonda sui valori di pace e benessere dei suoi popoli (Trattato di Lisbona, 9.12.2009);
le parti firmatarie condividono la necessità di orientare e di sensibilizzare con strumenti adeguati e con modalità che rispettino la cultura, i costumi e le tradizioni degli Stati membri, i cittadini europei alla cultura della pace nella sua più ampia accezione (Conferenza “Pace e Prosperità”, Parlamento Europeo 28.11.2011);
e danno avvio ad un Progetto finalizzato a favorire e a promuovere l’educazione delle persone ai valori fondamentali della pace e del benessere, da rendere disponibile alla società;
in cui i rappresentanti firmatari presenti dichiarano di voler sostenere progetti e proposte che si rivelino utili al fine del Progetto di promozione della pace qui descritto e di conseguire le occorrenti approvazioni;
e si impegnano a verificare tra loro le opportunità necessarie alla realizzazione di detto progetto.

ART. 1 – Impegno congiunto alla formazione di progetti volti a promuovere la pace ed il benessere tra le persone.
(…) le parti firmatarie, ciascuna nell’ambito istituzionale di propria competenza ed in piena libertà, si impegnano … ad identificare e ricercare le forme, le modalità, i contesti e gli strumenti attraverso i quali esse intendono contribuire alla formazione ed alla creazione del Progetto. … che includa elementi capaci di assecondare il bisogno di pace e di prosperità e sostenga nel contempo iniziative… con strumenti come l’educazione, la scienza, la tecnologia e la politica.

ART. 2 – Ruolo dei soggetti aderenti alla Dichiarazione d’Intenti.
(…) fornire supporto e collaborazione … e rendere disponibili proposte, documenti, materiali e risultati di ricerche e di studi che ritengano utili per il raggiungimento degli obbiettivi…

ART. 3 – Comunicazione e visibilità della Dichiarazione d’Intenti
(…) offrire adeguata visibilità alla presente Dichiarazione d’Intenti e promuovere l’adesione di altre istituzioni, amministrazioni, enti pubblici e privati che si dimostrino interessati. (…)

ART. 4 – Coordinamento e Segreteria.
Segreteria, al momento assolta dall’associazione Percorsi; di comune accordo, potrà inoltre essere istituito un comitato tecnico (…) a cui presentare le eventuali proposte, individuando l’organizzazione delle risorse e stabilendo la tempistica delle fasi per la realizzazione dei progetti.

ART. 5 – Impegno congiunto alla divulgazione della cultura della pace.
(…) promuovere, secondo i propri ruoli e specifiche competenze,la realizzazione delle iniziative e attività previste dal Progetto, oltre ad altre e diverse in sintonia con lo stesso, mirate a rafforzare la diffusione della cultura della pace ispirata ai principi ivi contenuti.
A.1. In riconoscimento della risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 55/282 del 7 Settembre 2001, che indice la Giornata Internazionale della Pace dell’ONU il 21 Settembre di ogni anno allo scopo di celebrare e praticare la pace, le parti concordano di annunciare, descrivere e pubblicizzare le rispettive iniziative di pace specifiche e/o in itinere il 21 Settembre.
A.2. La Segreteria accetta di facilitare e assistere tutti i firmatari nelle azioni di divulgazione e promozione delle loro iniziative di pace in occasione della Giornata della Pace 2012 indetta dall’ONU e in seguito in occasione di ogni Giornata della Pace per tutta la durata dei progetti, allo scopo di attirare l’attenzione sui loro rispettivi sforzi per la pace e in riconoscimento delle iniziative di pace e unità in tutto il mondo.

IL SIGNIFICATO DEL PROGETTO

Non è la prima volta che il Parlamento di Bruxelles promuove una Europa dei popoli invece di quella politica. In questo caso si tratta specificatamente di una Europa dei singoli individui, che liberamente impegnano le loro istituzioni d’appartenenza nel tentativo comune di realizzare un cambio nella percezione della necessità della pace.
Il nuovo punto di vista considera la pace un’esperienza innata di ogni essere umano che aspetta soltanto di essere riconosciuta nella vita.
La politica e la società non creano una tale esperienza, possono soltanto riconoscerne la priorità e garantirne una piena manifestazione: la pace è un’esperienza consapevole che si esprime autonomamente in ognuno e viene condivisa per sua stessa natura.
La politica è invitata a mettersi al servizio dell’esperienza e della manifestazione di pace fra i singoli individui. Non viceversa.
L’impegno sottoscritto dalle parti firmatarie non è pertanto di natura politica ma personale.
In questa prospettiva, la politica europea (ed ogni politica in generale) deve essere considerata al servizio dei singoli, in quanto tramite per favorire l’adesione degli individui, delle loro competenze e delle loro istituzioni ad un impegno che ognuno di essi assume in prima persona verso sè stesso e verso gli altri.
La pace diventa un’assunzione di impegno verso la vita che ognuno di noi vive, declinato al presente.

domenica 12 giugno 2011

Dall'Antropologia Umana alla Malattia


I bambini, gli animali e le piante non hanno dialogo interiore.
Vivono l’esterno come l’unico campo di coscienza.
Noi chiamiamo “esterno” ed “interno” quello che per loro è semplicemente “quello che c’è”.
Sono posizionati in modo che la Consapevolezza fluisca attraverso la forma in maniera spontanea.
Questa posizione può essere chiamata Autenticità dell’essere.

Noi, come forma umana culturale moderna, ci siamo distaccati da una visione centrata sull’Autenticità dell’essere, essendo stati programmati a sviluppare percorsi parziali di conoscenza fondamentalmente di tipo intellettuale.
Maturando, sentiamo il bisogno di una conoscenza profonda e più inerente all’essere, ma non si tratta, da adesso in poi, di ricostruire una conoscenza unitaria.
Sarebbe un lavoro immane e senza un esito finale certo, sul quale – in verità- ci siamo anche impegnati sin dai tempi antichi (e c’è in effetti un mito che descrive questo processo).
Il fatto, invece, che vorrei tenere presente è che: noi ci siamo discostati da una conoscenza autentica, ma la conoscenza autentica non si è mai distaccata da noi.

La conoscenza autentica che emerge nella forma umana, possiamo chiamarla conoscenza autenticamente umana, cioè inerente all’uomo. Questo è il primo discorso inerente a ciò che definiamo come Antropologia.

La Antropologia Umana è fortemente connessa con quelle che intellettualmente si chiamano Epistemologia ed Etica e con lo studio sulla coscienza.

Il nostro pensiero e soprattutto il nostro pensiero scientifico moderno, è stato programmato a funzionare in modo razionale.
Questo va bene. Noi utilizzeremo il nostro pensiero razionale, ma non ci faremo utilizzare da lui.
C’è qualcosa che sottende la conoscenza razionale e la mantiene inserita in un ambito più fondamentale di Consapevolezza. Vedrò di mostrare qualcosa a riguardo.



Diapositive su:  ANTROPOLOGIA DELLA MALATTIA sez.4

Per un assaggio sulla Procedura Clinica in Omeopatia, vedi: www.dottcirodarpa.it , in ACCADEMIA OMIOPATICA

Ciro D'Arpa / Materiale estratto dalla sessione al Master II liv. - Univ. Bologna - Ist. PINUS - Giugno 2011


sabato 28 maggio 2011

“Non seguite i leaders politici, pensate con la vostra testa...

…Anche i leaders politici pensino con la loro testa. Cerchiamo tutti di essere intelligenti”.

Se non le parole esatte, questo il significato (uno dei significati) delle parole di Prem Rawat a Mazara del Vallo.
Ero tra i presenti, perché l’unica Antropologia possibile è quella sul campo, e qui il campo era piazza Mokarta.
Non era un discorso sussurrato, era un discorso pubblico in una piazza gremita da almeno un migliaio di persone. Metà mazaresi e metà venuta dal resto del mondo. In un discorso ufficiale su invito della Municipalità e con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, del Senato, della Camera e di un paio di Ministeri.
Sullo sfondo del mare volavano i gabbiani ed i caccia rientravano a Birgi.
Il razionale del discorso è che la pace – la pace in terra- è un’esperienza innata con la quale ognuno di noi è già implicato nel suo cuore e che aspetta semplicemente di essere espressa.
Il discorso è consistito in precisazioni sull’argomento. Sembrava la spiegazione di “Immagine” di John Lennon, che era stata eseguita sul palco un’ora prima.
“Tu dirai che sono un sognatore… ma non sono il solo…”. Prem Rawat e le rappresentanze istituzionali presenti non sono precisamente sognatori, è gente molto concreta.
Beh, direi che è di questa antropologia umana che abbiamo bisogno. 
E, soprattutto, è di questa umanità che già partecipiamo.

Approfondimenti (su Hotfile): Prem Rawat Background

martedì 24 maggio 2011

Antropologia Medica, Antropologia Umana

C'è una serietà nel modo di porsi accanto al malato e verso la sua malattia, che viene dall'autorevolezza di chi sa quello che sta facendo per avere indagato i modelli adoperati e le procedure, ed ha la lucidità, il giusto distacco e la mano di metterle in atto, nonchè la sensibilità di giudicarne lo svolgimento imparzialmente. Trovando inoltre la prudenza di posizionare il tutto nell'interfaccia sociale e legale (e questo non in prima istanza, ma come ultima istanza).
Non sempre il malato capisce e ti capisce. Inevitabile e naturale che sia così. Questo è un versante che vuole un aggiustamento continuo. Il malato non deve capire te - ti deve accettare come tu accetti lui-, la cosa fondamentale è che capisca il processo in atto di guarigione, quando questo inizia a verificarsi.

Come disse qualcuno, la comprensione della Medicina dura più di una vita e non è mai conseguita. Talvolta si percepisce una possibilità, tuttavia.
Paul Feyerabend sosteneva che non si tratta di un tipo di studio che si fa come massimo piacere (lui avrebbe sicuramente preferito leggere libri gialli). Anch'io, direi, non sceglierei quelli di Medicina, nè tantomeno le finzioni antropologiche della realtà. Ma se non studiassi queste cose, il lavoro di medico sarebbe insopportabile.
La Medicina è giovane, quasi vergine (come nel mito greco di Asclepio) e se non imparano a studiarla i medici, ciò vorrebbe dire lasciarla del tutto ai ricercatori ufficiali e agli sciacalli.